Articolo Vino La cantina
Verdicchio: una trasgressione infantile freccemercoledì 25 settembre 2013      


Ci siamo! Viste le mie origini paterne, non poteva mancare un articolo sul vino che mi ha “cresciuta”: il Verdicchio. Eh si, proprio cresciuta, nel senso che, qualche goccia sporadica di vino durante le feste comandate (e non solo) veniva concessa alla mia generazione anche se eravamo infanti ed adolescenti, come un segno di crescita e condivisione familiare che probabilmente indicava anche la cultura, molto italiana, di appartenenza ad una terra ricca di vigneti.

Una tradizione nata in epoche antichissime e che si perde nella notte dei tempi: lo avevano fatto i nonni con i miei nonni e genitori, e prima ancora i bis nonni e così via... Tra l'altro sono sicura che molti miei coetanei leggendomi, abbiano vissuto la stessa esperienza :-) Ma al di là di questo gesto della tradizione familiare (chissà oggi come si comportano le nuove generazioni di genitori..anzi mi piacerebbe avere qualche contributo da parte vostra a riguardo) pensare al Verdicchio evoca nella mia memoria profumi, abitudini e situazioni che mi hanno portata ad apprezzare il vino, senza eccessi e con un occhio rivolto a tutto il mondo della viticoltura.

Il primo ricordo? E' l'arrivo nella zona collinare dei Castelli di Jesi, laddove i miei nonni paterni avevano la fattoria con annessa vite. Un viaggio in auto, venendo da Roma dove mio padre si era trasferito anni addietro, attraversando l'Umbria e gli Appennini, fino ad arrivare nella valle dell'Esino dove si trova Jesi, la città principale, con i suoi “castelli” che sono le colline sovrastanti la valle. Questi dolci rilievi, ricchi di vigneti e degradanti verso il mare, sono posti quasi al centro delle Marche, e hanno sulla sommità dei piccoli paesini di epoca medievali, conservati ancora benissimo e dai quali si può, nella maggior parte dei casi e nelle giornate terse, ammirare il mare adriatico in lontananza.

Nello specifico i paesi sono: Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Cupramontana, Maiolati Spontini, Mergo, Monsano, Montecarotto, Monteroberto, Morro d'Alba, Poggio San Marcello, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Santa Maria Nuova, Serra de' Conti, Serra San Quirico e Staffolo (il paese di mio padre). Queste terre rilassanti e verdeggianti sono proprio il cuore della produzione del Verdiccio D.O.C.! Arrivati qui per passare qualche giorno, dopo piacevolissime riunioni familiari, dopo abbuffate di "vincisgrassi" (una specie di lasagna) e carni bianche arrostite tra cui un eccellente coniglio porchettato, si ripartiva con in qualche bottiglia di Verdicchio a cui avrebbe fatto seguito, qualche giorno dopo, un furgoncino, portato a Roma da uno dei miei zii, con qualche damigiana di vino prodotto delle viti di mio nonno.

Il vino arrivato a Roma, sarebbe stato poi imbottigliato dall'altro nonno materno che, nel far passare l'imbuto da una bottiglia all'altra, avrebbe lasciato cadere, sbadatamente :-), qualche goccia nel bicchiere di vetro che, prontamente, la sua nipotina aveva in mano mentre lo "aiutava" nei travasi ( vi lascio immaginare la fine delle gocce). Se chiudo gli occhi, ancora "respiro" nelle narici quell'intenso profumo di vino e cantina, mi sembra ancora di vedere la fila di bottiglie pronte, la macchinetta per turarle e sento nelle orecchie il suono del vino che scende scrosciando dolcemente nel vetro...

Oggi, alla luce dell'età e dell'esperienza, non solo apprezzo il ricordo, ma ho aggiunto informazioni di base sul Verdicchio che ancor di più me lo fanno amare. Ho scoperto, per esempio, che nasce da vitigno autoctono, che è un vino prodotto quasi sempre in purezza, ha la certificazione DOC, è molto versatile, è da consumare nella primavera dopo la vendemmia, non ama i lunghi periodi di affinamento e che nel suo profumo è molto fruttato. Il sapore poi, lievemente amarognolo, si abbina benissimo con i piatti a base di pesce, carni bianche arrostite. La cosa più importante è berlo sempre ad una temperatura compresa tra i 10/12° per farlo scendere nella gola con tutta la sapidità e freschezza tipica del Verdicchio. Provare per credere!! ©  RIPRODUZIONE RISERVATA

Maria Cristina  Dolciotti - vedi tutti gli articoli di Maria Cristina  Dolciotti



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Una tradizione nata in epoche antichissime e che si perde nella notte dei tempi: lo avevano fatto i nonni con i miei nonni e genitori, e prima ancora i bis nonni e così via... Tra l'altro sono sicura che molti miei coetanei leggendomi, abbiano vissuto la stessa esperienza :-) Ma al di là di questo gesto della tradizione familiare (chissà oggi come si comportano le nuove generazioni di genitori..anzi mi piacerebbe avere qualche contributo da parte vostra a riguardo) pensare al Verdicchio evoca nella mia memoria profumi, abitudini e situazioni che mi hanno portata ad apprezzare il vino, senza eccessi e con un occhio rivolto a tutto il mondo della viticoltura.

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Nello specifico i paesi sono: Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Cupramontana, Maiolati Spontini, Mergo, Monsano, Montecarotto, Monteroberto, Morro d'Alba, Poggio San Marcello, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Santa Maria Nuova, Serra de' Conti, Serra San Quirico e Staffolo (il paese di mio padre). Queste terre rilassanti e verdeggianti sono proprio il cuore della produzione del Verdiccio D.O.C.! Arrivati qui per passare qualche giorno, dopo piacevolissime riunioni familiari, dopo abbuffate di "vincisgrassi" (una specie di lasagna) e carni bianche arrostite tra cui un eccellente coniglio porchettato, si ripartiva con in qualche bottiglia di Verdicchio a cui avrebbe fatto seguito, qualche giorno dopo, un furgoncino, portato a Roma da uno dei miei zii, con qualche damigiana di vino prodotto delle viti di mio nonno.

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